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Il giro del mondo in 80 giorni? Rampini, ci riesce in un’ora

di Lara Minelli, 22/09/2021
Foto Rampini, Facebook
Il giro del mondo si fa in 80 giorni? Anche meno, Rampini ci riesce in un’ora. E con la disinvoltura, la chiarezza e la profondità che da sempre contraddistinguono la penna.

Innegabile che il mondo l’abbia girato: New York, Pechino, San Francisco, Parigi tra le tante tappe, ma sarebbe riduttivo: Rampini il mondo lo conosce davvero. E quasi come un asiatico, un cinese o un americano. “Quasi”, perché Federico Rampini resta ovviamente italiano. Ma con una capacità di calarsi nei panni dell’altro unica. Non solo (ac)coglie lo straniero e si immerge nella cultura, ma si sente parte del tutto insieme. Un po’ come Terzani sì, anche se non si fa crescere la barba e le bretelle alla camicia non le molla. Non gli serve. Dice di non scrivere racconti, ma di leggerli. È vero, ma i suoi reportage, gli editoriali, i podcast, persino gli spettacoli teatrali sono “i racconti”. Ed hanno pure la maiuscola.

Ebbene, si diceva un viaggio del mondo in un’ora. Così stasera sul palco del LeXGiornate. Dalla saggistica alla fiction, dalle spezie e i luoghi della seta a Erodoto: «Un grande narratore anche se non lo sapeva. La nostra concezione Occidente come gemello diverso dell’Oriente la dobbiamo a lui».
«Il Milione di Marco Polo, il più bel racconto di tutti i tempi. Peccato che non gli abbiano creduto. Forse la prima fake news della storia»
Umberto Eco, Jules Verne che «racconta il cambiamento del mondo». Calvino, Buzzati, Moravia, Pasolini, Parise e il suo preferito tra i tanti, Hemingway, «un maestro del rigore del giornalismo, il miglior vaccino alla ridondanza e prolissità italiana». Persino Barack Obama, «nel 2012 è stata una sorta di Virgilio per me». Ecco che dalle polverose biblioteche della storia e degli amanuensi di secoli fa passa alla fantascienza cinese, capace di spiegare la Cina di oggi e quella di domani. Che dire? Se questo non è un racconto, allora cos’è? E ci è riuscito in un’ora.

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