top of page

Rabbia e tanta delusione: «È triste, davvero triste. Ancora, nel 2021»

di Lara Minelli, 02/11/2021

Foto: Karine Elharrar Facebook


Tutta la stampa, estera perlopiù, ne parla: «Ministra israeliana disabile non può partecipare al summit». Karine Elharrar, la ministra dell’Energia israeliana vola da Tel Aviv fino a Glasgow per la Cop26, con la voglia di «incontrare le controparti mondiali e portare avanti una battaglia comune contro il cambiamento climatico», ma non riesce. Dopo ore di volo e di preparativi, dopo tutti i bei discorsi ed aspettative. E perché? Perché Karine non può camminare. Per muoversi deve usare una sedia a rotelle e un veicolo speciale per disabili.


Ma Karine non molla subito, la sua storia ci dice quanto sia una donna forte e tenace. Per due ore continua a provare, finché l’imbarazzo e lo sdegno non prendono il sopravvento. Gira con la sua sedia per i diversi ingressi, ripetendosi ogni volta: «Stavolta ce la faccio, devo farcela! Non voglio mancare». E nel frattempo le lancette corrono e il summit inizia. Addio ai bei discorsi e alle idee. E perché? Solo perché non può camminare con le proprie gambe.
«È triste che l'ONU che avanza l'accessibilità alle persone con disabilità nell'anno 2021 non garantisca l'accessibilità ai suoi eventi» scrive su Twitter.
Eppure più di 10 anni fa l’ONU firma la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). E di «pari diritti umani e riconoscimento della dignità umana senza discriminazione alcuna», riempie pagine e pagine, a partire dalla sua stessa Costituzione: «Nella dignità e nel valore della persona umana […], per promuovere il progresso sociale e di vita […], tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali».

Leggendo nel preambolo: «Il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani offendono la coscienza dell'umanità», sorge spontaneo chiedersi: «E quello che ha subito Karine ieri che cos’è se non un’offesa che lede la dignità?» Istituzioni unite in nome di quella “diversità” e “handicap” che tanto si dicono sensibili a contrastare e combattere.

Ma quante storie come quella di Karine sentiamo ancora?
Quanti ostacoli, dai più basilari e fisici che limitano l’accesso ai luoghi fino a quelli più sottili e nascosti di tipo ideologico e culturale, per i quali il disabile è un diverso, un indegno, isolato ed emarginato? Una sostenibilità, parità ed inclusione ancora troppo spesso solo in neretto sulle carte e nelle promesse prima delle elezioni e nei fiumi di parole ai meeting. Davvero triste ed aberrante una mancanza simile a capo di chi come l’ONU dovrebbe invece dare l’esempio. Sviste così non si possono accettare. Non più, non oggi. C’è da chiedersi: «Come possiamo preoccuparci (e risolvere, si spera) le grandi P di problemi, a partire dal clima per citare la Cop26 di questi giorni, quando ancora si commettono errori del genere?» E a pagare sempre le minoranze (che caso!), la parte debole. Ancora, troppo spesso dimenticata.

Comments


bottom of page