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Caterina Balivo si racconta: dopo ventun anni di schermi il suo “no”

«È arrivato il momento di dire “basta”, almeno per ora»
di Lara Minelli, 22/10/2021, esercitazione per Executive Master RCS Academy
Foto: Caterina Balivo Instagram

Quasi Miss Italia nel 1999, certamente Miss Tv per i vent'anni successivi. Seducente quasi quanto una Bellucci («Monica? Mi metto il cuore in pace»), intraprendente e tenace come pochi. Caterina Balivo, l’ex ragazza di Anversa che a 13 anni voleva essere al posto di Ambra Angiolini a Non è la Rai («Le mie manie di grandezza»). Un amore per la televisione fin da subito che si è rivelato vincente. Tante le glorie, quasi quanto le cadute, i sacrifici e le rinunce. Ventuno anni dietro i teleschermi. Anche con il pancione in gravidanza. Sempre con tre, quattro, anche dieci telecamere puntate addosso (e pure il dito degli invidiosi). A fine maggio dopo il primo lockdown arriva il suo “no. È la 350esima puntata di Vieni da me su Rai Uno. «Ad un certo punto nella vita si prendono delle decisioni. Le persone cambiano. Ho vissuto più ore negli studi televisivi che in famiglia».

«Arriva il Covid: Ma cosa stai facendo? E se dovessi morire?” È arrivato il momento di dire “basta”, almeno per ora»

L’abbiamo incontrata. Stivaletti, pants e felpa bianca. Semplice e raffinata, mai banale. Che fosse bella si sapeva, brava pure. Caterina è una tosta. Diretta e schietta, va sempre al sodo, senza tanti fronzoli o mezzi termini. Nessun timore reverenziale in tutta la carriera, anche a discapito del posto («Una come me prende il toro per le corna, a volte capita che il toro ti colpisce. In vent'anni la lista è lunga»).

Nessun rimpianto e nessun rimorso, «avrei piuttosto evitato un linguaggio sempre tagliente. Io non sono permalosa e mi dimentico che gli altri possono esserlo. Guardandomi indietro litigherei meno, ma con questo io sono così» allarga le braccia in gesto di rassegnazione. «“Ripensamenti? Pentita del mio lavoro?Mai. Sapevo benissimo che volevo fare solo quello che già stavo facendo: televisione». E non la tv di Pasolini, «idiota (e pericolosa)», ma il grande mezzo comunicativo: «Come quando vai in libreria e compri un libro. Sei tu a scegliere se vuoi informarti, divertirti, piangere o ridere. La tv è un mezzo meraviglioso» – la stessa luce negli occhi di quella giovane valletta di Frizzi per la prima volta dietro uno schermo.

«Nata per ribellarsi», spesso manovrata come pedina per sistemare una situazione. Ma che nell’autenticità e nella spontaneità trova la sua chiave. Mostra denti e lacrime, fregandosene del giudizio e delle critiche. In nome di un essere sé stessi, sempre e comunque. «Questo mestiere è molto competitivo. Mi sono chiesta cosa più mi piacesse fare: entrare in empatia con le persone. Ho lavorato su quello, anche a costo di fare scivoloni. Se non sei costruita, non sei neanche perfetta» – fa le virgolette con le dita».
Il mantra: tenacia e amore, costi quel che costi
«Non ho mai voluto timbrare il cartellino, ci ho sempre messo passione. Non ho mai lasciato scorrere, questo a volte ha giocato a favore».

Con l’insicurezza di chi vuole fare televisione, ieri ed oggi, alla ricerca del consenso totale: «Il chiederti sempre piacerà a tutti? Non credo alla favola, l’importante che piaccia a me. Chi sceglie la tv non è per piacere a sé stessi o a pochi, altrimenti si accontentava delle riunioni di condominio». Preferisce condurre da sola, «se penso ad un programma da condividere vado letteralmente fuori di testa», ma accetta la sfida: «Sto cominciando un nuovo progetto in radio con una persona molto intelligente. Voglio vedere se stavolta riesco a condividere la fetta di torta con qualcun altro – ride - una sfida con me stessa».

Una dipartita l’ha avuta anche con il senatore Gasparri e tutta la sua «cricca». «Se non ci fosse stato il Covid che ha lasciato cadere l’interrogazione parlamentare, avrei avuto dei seri problemi. Era totalmente ingiustificato e pretestuoso il loro accanimento con il programma e l’intervista alla giovane decisa a cambiare sesso. Perché ci sono i ragazzi in Dad, “ma che giustificazione è?” A luglio gliel’ho detto. Stavo andando al matrimonio di mia sorella, quando l’ho visto sulla navetta in aeroporto. Mi sono subito fiondata come un razzo – mani ai fianchi, sguardo dritto e parola mordace – mi dica la verità onorevole, era tutta una mossa politica. Se sei una conduttrice che sta zitta passi indenne, ma non io». Ancora troppi i tabù e i luoghi sacri in Italia: «Ci sono dei paletti che non puoi toccare. Ad esempio l’eutanasia o l’omosessualità anni fa. Io nel mio piccolo ho sempre cercato di smussarli, ma devi stare attenta a trattare alcune tematiche», volge lo sguardo in alto come rassegnata.

Mamma affettuosa e premurosa. Come tutte le mamme le si illuminano gli occhi: «Ho due figli molto diversi: Guido Alberto è riservato, già da piccolo quando vedeva un paparazzo si arrabbiava. Cora invece è molto protagonista. Quando ci fermano per strada per un selfie, cerca sempre di entrarci. Avere dei figli ti cambia. Non è qualcosa di studiato, il cambiamento è naturale e spontaneo. Non mi ha comunque tolto la spensieratezza e leggerezza, forse mi ha resa solo più sensibile». Si dice attenta all’uso dei social: «Sarei più felice se i miei figli non li avessero. Ma come fai? Sono nati nei social». E aperta: «Se mio figlio fosse gay, bisessuale o volesse cambiare sesso non mi importa. Sembrano frasi fatte, io odio la retorica, ma se è davvero quello che vuole io sono d’accordo. Mi opporrei solo fino ai vent'anni. È un cambiamento importante». Al ricordo dell’aborto anni fa, smorza i toni ed abbassa lo sguardo. C’è una certa commozione verso quel periodo. «Il dolore va elaborato. Oggi siamo costretti a mostrarci forti, ma è sbagliato. Si deve ascoltare e dare tempo alla sofferenza. Era questo il mio messaggio».

In ventuno anni di riflessioni e provocazioni Caterina ne ha date tante. Esuberante, profonda. Originale e raffinata insieme. Capello mosso e ciuffo ribelle. Battuta pronta che spiazza, ma che non stupisce troppo. Teleschermo, blog, influencer, social, fino ai recenti podcast. Sempre tanta la voglia di mettersi in gioco.

Con Ricomincio dal no, prende per mano l’ascoltatore e lo porta nel personaggio: «Un modo nuovo anche per me. I podcast parlano al presente, un po’ come il vecchio walkman, ti entrano in casa. Mi ha colpita la potenza di arrivare senza telecamere». È riuscita a far parlare persino Roberto, il suo conterraneo e coetaneo, «anche se sembra mio nonno» ironizza. La ragazza di Anversa che riesce a far ridere e togliere, almeno in parte, la corazza al Saviano. Gli chiede del primo bacio, se ha mai bevuto. Aspetti che «quando ti scoppia una bomba tra le mani a soli 26 anni dimentichi. È normale».

«Di no nella vita se ne ricevono tanti, alcuni possono cambiartela per sempre. Se in meglio o in peggio spetta a te»

«Per me è stato il no inaspettato all’amata Festa italiana. Togliendomela mi hanno mandata a Milano in un programma mostruoso. Ma quel no mi ha creato un doppio sì: lavorativo e personale. Se non fosse stato così probabilmente ora non sarei sposata con l’uomo della mia vita, Guido Maria Brera, allora eravamo appena fidanzati. Io a Roma, lui a Milano. Se fossi stata a Roma, probabilmente l’avrei perso. Sarei stata con tanti, ma fissa con nessuno. Quando gli dico così il suo ego cresce. Ma andiamo avanti» ride.

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