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«Hai rovinato la nostra famiglia». Figli come arma, uccisi per vendetta

  • LARA MINELLI
  • 3 gen 2022
  • Tempo di lettura: 2 min
Eures, 2019: un omicidio in famiglia ogni due giorni. Una vittima su 10 è un minore

di Lara Minelli, 03/01/2022


Fonte: Lara Minelli


Federico, Elena, Diego, Francesca, Pietro, Matias e ora Daniele. Antonella, Mariola, Roberta, Daniela e adesso anche Laura. Potrebbero essere i personaggi della pellicola di Özpetek, Un giorno perfetto. E invece no, sono solo alcuni dei bambini, a cui il padre ha stroncato la vita in preda ad un gesto di follia estrema. E madri costrette a (soprav)vivere quando nulla ormai ha più senso. Sradicate dalla terra, private del fusto che trasporta la linfa e permette alla pianta di vivere e ai fiori di germogliare.

Quale domani può esserci per una donna, a cui il compagno o l’ex ha ucciso l’amore più grande, quello viscerale ed incondizionato per il figlio?

Daniele, l’ultimo caso registrato ieri nel Varesotto. Aveva sette anni.


Tante, troppe le tragedie consumate tra le mura di casa, nel silenzio e nell’oblio degli altri. Lo confermano i numeri: secondo i dati dell’Eures, aggiornati al 2019, un omicidio in famiglia ogni 55 ore, vale a dire circa ogni due giorni. Una vittima su dieci è un minore (19 con un’incidenza pari al 12,1% del totale). Nella maggior parte figli piccolissimi, nemmeno adolescenti (più del 6% ha meno di 5 anni). Numeri che, sebbene manchino ancora di report, possiamo ipotizzare guardando all’anno appena trascorso: dal 1 gennaio al 26 dicembre 144 i delitti commessi in ambito familiare, di cui 116 donne, 68 per mano del partner attuale o ex.

Fonte: Pixabay


La chiamano Sindrome di Medea al maschile. Figlicidio. Altri infanticidio, sebbene ci siano differenze tra le due tipologie. Con qualunque etichetta resta un atto inammissibile e mostruoso.

Figli ammazzati solo per vendetta verso la lei che non lo ama più. Eliminati come un file

Cestinati come un vecchio maglione perché ormai inutile. O forse proprio il contrario. Un modo estremo e spietato per punire la donna. Uccidere lei come fermarsi ai quarti di finale. Toglierle ciò che ama sopra ogni cosa, vincere il mondiale: non potrà mai liberarsi di quel partner che non vuole più, il vuoto la travolgerà e i sensi di colpa la distruggeranno. Una morte lenta e dolorosa.


Bambini che non potranno più giocare, andare a scuola. Crescere, iscriversi all’università, innamorarsi. Privati del diritto stesso alla vita. Dimenticati da tutti, fatta eccezione per la mamma, i nonni o il compagno di banco. Usati come un oggetto, nella fattispecie un’arma, per far male. Eppure non avevano chiesto di venire al mondo.

L’amore in una coppia può finire, ma un genitore non ha il diritto di cancellare una vita in un click come un file nel cestino. Poco importa se l’assassino si è suicidato, niente lava la coscienza o giustifica l’atto. È questione di vita e di rispetto. E una società che ancora non sa garantire libertà e protezione, è abominevole e fallimentare.



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