L’avvocato Tringali: «Una legge monca ed interventi non abbastanza tempestivi»
di Lara Minelli, 26/11/2021
L'approfondimento - Inchiesta per Executive Master RCS Academy - Corriere della Sera
Foto: Pixabay
Gli orfani speciali: una minoranza che non fa rumore e chiede di non essere dimenticata.
Per lo Stato fino a qualche anno fa nemmeno esistevano. È grazie a progetti come Switch-off (2011-12) e all’impegno dei Centri Antiviolenza se è stato mosso qualche passo in avanti. A partire dalla Convenzione Istanbul, alcune Misure con le Leggi di bilancio 2018-2019 e il Codice rosso. La svolta arriva con la Legge n.4 11 gennaio 2018 e il suo Decreto per l’attuazione 21 Maggio 2020 n.71 (“Decreto luglio 2020”). I punti principali su cui verte: sviluppare il diritto allo studio con erogazione di borse di studio e convenzioni, iniziative di orientamento, formazione e sostegno per l’inserimento nel mondo del lavoro ed incentivi per l’assunzione. Insieme sostegni economici come il rimborso spese mediche ed assistenziali e di aiuto per le famiglie affidatarie di minori o orfani economicamente non autosufficienti.
Per chi non conosce la materia e non vive quella situazione la Legge n.4 appare perfetta, ma gli esperti e le famiglie affidatarie mostrano lacune e mancanze importanti. Iter burocratici macchinosi e lunghi (anni) a cui si aggiunge il problema dei requisiti invalidanti e impossibili, totalmente staccati dalla realtà. Indubbiamente un grande passo da parte dell’ordinamento, ma solo a livello di riconoscimento sulla carta. La complessità non può giustificare l’assenza e le mancanze. Non è solo un’emergenza, ma una realtà che va necessariamente affrontata.
L'INTERVISTA
Avvocato Tringali, possiamo dire che oggi c’è una maggior attenzione al fenomeno degli orfani speciali da parte dello Stato o restano ancora una minoranza dimenticata?
«Quei ragazzi erano soli e dimenticati ieri come oggi. E se la normativa rimarrà così lo saranno anche domani. Nessuna legge può evitare un crimine simile, sarebbe innaturale: la rabbia è tale che nessun aggravio della pena può indurre l’autore a desistere. La legge però dovrebbe intervenire, e finora non l’ha fatto abbastanza, nella fase successiva all’intervento criminale, dando assistenza agli orfani e alle famiglie affidatarie. Quei ragazzi hanno bisogno di un intervento immediato da parte dello Stato. E su questo aspetto a distanza di anni non è cambiato nulla».
«Lo Stato è assente anche oggi»
Assente nonostante abbia emanato la Legge n.4 2018?
«Quella legge arriva dopo mille battaglie, ma non è quella che avevamo chiesto. Ad oggi è una legge monca. Noi auspicavamo ad una legge che consentisse agli orfani di ricevere un’assistenza immediata: dopo anni i miei clienti stanno ancora aspettando un euro di risarcimento. È assurdo. Avevamo proposto un’ipotesi ben più pragmatica e concreta: equipariamo questi orfani alle vittime del terrorismo e della mafia. Bastava una semplice norma e avrebbero avuto un indennizzo immediato senza procedure complicate e requisiti invalidanti. Invece no, si sono seduti e hanno fatto una legge pomposa che manca di concretezza».
La Legge n.122 non estende i diritti dei figli vittime di mafia e terrorismo anche agli orfani speciali?
«No, ad oggi non c’è una legge che li estende ed equipara. Basterebbe un emendamento. La proposta che avevamo scritto era ben più articolata, io sto semplificando. Siamo stati anche in Parlamento, abbiamo fatto diverse riunioni con i rappresentanti di tutti i partiti grazie all’allora Presidente della Camera, Laura Boldrini, che si è battuta tanto per far avanzare la nostra proposta, ma lo scambio di vedute con i burocrati ha dimostrato visioni opposte. Approvano la Legge n.4 che, come avevo previsto, non solo non risolve il problema, ma nemmeno garantisce un indennizzo alle vittime».
Bella solo in neretto allora?
«In neretto e per prendere voti prima delle elezioni da parte di chi crede che gli asini volino. Sono abbastanza critico, lo so. Ma quello che dico lo posso provare con i fatti concreti. Quando daranno a questi ragazzi ciò che spetta loro, ritirerò quello che penso, ma finora quanto fatto è insufficiente».
«Chi ha scritto l’ha fatto in base a ciò che ha studiato sui libri, seduto comodo in poltrona, ma non conosce il problema»
«Ad oggi mai una vittima di fenomeni di femminicidio è stata consultata. Così come nessuno di noi avvocati delle vittime. Leggi così sono come una cravatta su un bel vestito, ma in questo caso mancano del vestito».
Molte vittime sottolineano denunce sottovalutate e tempi di attesa tali da permettere all’aggressore di compiere il misfatto. Rispetto a qualche anno fa ritiene che almeno da parte delle forze dell’ordine ci sia più attenzione e tempestività nell’intervento, sebbene dalla cronaca si dimostrino ancora insufficienti?
«Le forze di polizia hanno ad oggi una maggiore coscienza e sensibilità verso il fenomeno. Ma anche questo resta un concetto molto relativo. Tra le ipotesi che avevo proposto al Parlamento, e per cui non ho avuto alcun riscontro, la creazione di una Polizia specializzata. Esistono tutti i corpi possibili ed immaginabili: dalla forestale fino all’acchiappafarfalle, ma non uno per la tutela della donna. Questa è una mancanza: una polizia con personale specializzato, formato anche a livello psicologico, potrebbe essere una buona risposta in termini di prevenzione, capace di comprendere meglio l’effettivo status della situazione ed intervenire con più tempestività.
Polemiche a parte, credo che ci sia una coscienza maggiore rispetto a ieri, ma non sufficiente. E così una normativa che obbliga ad interventi più celeri, ma comunque mai abbastanza. L’iter delle procedure è ancora troppo lungo e complicato. I mezzi sono ancora inadeguati là dove invece si richiede un intervento diretto».
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